Maria Lai
“L’uomo ha bisogno di mettere insieme il visibile e l’invisibile perciò elabora fiabe, miti, leggende, feste, canti, arte”
(Maria Lai 1999)
Artista di fama e levatura internazionale, Maria Lai è stata una esponente importante dell’arte italiana. Non si può raccontare Ulassai senza soffermarsi sul contributo prezioso che Maria Lai ha donato per sempre al suo territorio.
Ulassai la omaggia ospitando oltre 140 tra le opere più significative della sua produzione artistica, nel suo Museo d’Arte contemporanea, Stazione dell’arte. Si tratta della più grande collezione pubblica delle sue opere. Con “Legarsi alla montagna“, performance collettiva del 1981, Maria Lai realizza la prima opera di Arte relazionale a livello internazionale.
Foto: Maria Lai. Ph. Elisabetta Loi, Courtesy Fondazione Stazione dell’arte
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Un Museo a cielo aperto
Il borgo è un vero e proprio museo a cielo aperto, in armonia tra architettura cittadina, natura e opere d’arte. Il lavatoio comunale di Ulassai è uno degli edifici più importanti del Museo all’aperto Maria Lai. L’artista, sempre rimarcando l’importanza del legame tra l’uomo e il suo territorio, è intervenuta sul soffitto in un luogo dove, per secoli, si è svolto il duro lavoro quotidiano delle donne sarde.
A impreziosire l’atmosfera, ecco la Stazione dell’Arte che custodisce il ‘genio multiforme’ dell’artista Maria Lai, cittadina più celebre di Ulassai.
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La Stazione dell’arte di Ulassai
La Stazione dell’arte di Ulassai è un museo d’arte contemporanea dedicato all’opera di Maria Lai (Ulassai, 1919 – Cardedu, 2013). Figura chiave dello scenario artistico italiano del secondo dopoguerra, fu precorritrice dell’arte relazionale grazie a “Legarsi alla montagna”, celebre intervento corale svoltosi nel settembre 1981 a Ulassai. Il Museo, inaugurato nel 2006 in seguito a una donazione da parte dell’artista di un corpus di oltre centocinquanta opere, sorge nei locali dell’ex stazione ferroviaria, posta a valle del paese. La scelta del luogo ben si presta a comunicare uno degli intenti più cari del lavoro dell’artista, ovvero quello di avvicinare l’arte alla gente.
La stazione comunemente percepita come luogo di partenze e arrivi, di incontri e rapporti umani che si ritrovano e si separano, si trasforma nella cornice ideale in cui ospitare le opere che Maria Lai ha lasciato in eredità al suo paese natio.
Foto: Ph. Arasolè, Courtesy Fondazione Stazione dell’arte
Il flusso creativo dell’artista
Il flusso creativo dell’artista non si è esaurito al momento della nascita dell’istituzione. Maria ha continuato nel tempo a realizzare opere per gli spazi esterni come l’installazione dei pannelli in forex de “Le cinque esse” sulla facciata della biglietteria, i nastri celesti in ceramica che indicano la via da seguire al visitatore nello spostamento tra i vari edifici che compongono il museo – e idealmente si collegano all’operazione di “Legarsi alla montagna”, il grande telaio in acciaio posto sul portale di uno degli stabili del museo (realizzato in sostituzione di un pannello in cui vi era riportata una poesia di Maria danneggiata dal vento), e infine il “Monumento a Gramsci” dedicato a una delle personalità a cui l’artista si sentiva maggiormente legata intellettualmente.